venerdì 23 novembre 2012

Don Alberto Barin

Quindici anni a San Vittore, senza mai una chiacchiera, un sospetto, una malignità. Poi la denuncia di un giovane detenuto, le indagini e don Alberto Barin si trasforma, come il «dottor Jekyll e mister Hyde», in un bruto che ricatta, molesta e violenta giovani detenuti da almeno cinque anni. Un'accusa infamante che ha portato ieri all'arresto del sacerdote, condotto poi nella struttura di Bollate.
Una storia limpida quella di Barin, 51 anni, spedito nel 1997 dal cardinale Carlo Maria Martini, di cui godeva massima fiducia, insieme a Luigi Melesi a sostituire Giorgio Caniato, appena nominato «Ispettore generale» dei cappellani. Un incarico in cui si getta anima e corpo, soprattutto quando, nel 2004, don Luigi viene tradito dalla salute ed è costretto ad abbandonare l'ufficio. Da allora tutti i detenuti, che in certi momenti sono anche più di 2.000, ricadano sulle spalle di don Alberto. Un impegno profuso con grande energia fin dalle 8 del mattino, quando il sacerdote varca le soglie di San Vittore per ricevere il «mattinale» con l'elenco dei «nuovi giunti». Una rapida occhiata, poi di corsa a celebrare la messa delle 8.30 al 3°, 5° o 6° raggio, tutti i giorni escluso il martedì e giovedì quando si reca nel reparto femminile. Poi iniziano i colloqui (mattina e pomeriggio) in un ufficio al 3° reparto.
Qui sarebbero avvenuti gli «agguati» denunciati e poi filmati da telecamere nascoste. Don Alberto infatti riceve i detenuti che hanno sempre qualcosa da chiedere: qualche volta sapone o sigarette, spesso le questioni sono molto più serie. Il cappellano ha infatti un peso importante nell'avvallare, con le proprie relazioni, le domande per ottenere arresti domiciliari, sospensione della pena o semilibertà. E a questo punto don Alberto forte del suo potere avrebbe fatto scattare il ricatto «Ti aiuto se poi tu sei gentile con me». Squallidi rapporti sessuali consumati fugacemente nello stesso studio all'interno del carcere, ma anche nell'abitazione che il ministero di Grazia e Giustizia mette a disposizione del cappellano appena fuori il muro di cinta.
Gli abusi emergono all'inizio dell'estate quando un giovane detenuto africano si reca dagli agenti per denunciare le violenze subite da un altro detenuto. E anche da sacerdote. La sezione di polizia giudiziaria della «penitenziaria» avvia gli accertamenti, poi avvisa il pm e viene affiancata dalla squadra mobile. Vengono piazzate telecamere negli spazi in uso al cappellano e le immagini confermano gli orrori denunciati. In breve sono individuate sei vittime, africani tra i 22 e i 28 anni, cinque confermano le molestie, uno nega. Don Alberto è prelevato ieri alle 17 e portato al carcere di Bollate. Ma le indagini continuano: dalle intercettazioni emerge come le attività del sacerdote siano iniziate almeno nel 2008. Molte delle sue vittime nel frattempo potrebbero essere state scarcerate e finite chissà dove.





Non avevo intenzione di fare commenti ma semplicemente di pubblicare l'articolo preso da "http://www.ilgiornale.it/" e il video ma è più forte di me.

Disgusto! Ecco il sentimento che provo. Disgusto per lui, per il ruolo che ricopre e per chi, come lui, approfitta di persone che non hanno altra scelta che quella di lasciare che un viscido verme abusi di loro.
Disgusto per questa società che lascia che determinate cose accadano. Disgusto per l’importanza che viene data alla Chiesa. Disgusto perchè la Chiesa impone di credere solo a ciò che vuole lei. Disgusto per chi si lascia influenzare. Disgusto per chi sa che certe cose accadono e cerca di non far uscire la notizia per evitare uno scandalo.

Disgusto, disprezzo, ripugnanza, SCHIFO!




mercoledì 21 novembre 2012



Ortica. Sotto il piede nudo mentre, spensierata, corro tra i prati.
Ortica. Imprevista e pruriginosa. Ecco cosa sei diventato.
Ortica. Carezzandomi mi hai inquinato, come l’ortica che inietta istamina.
ORTICA maledetta e stupida, che irrompi con violenza tra i piedi di chi non ti cerca.
E se non valica il derma, l’effetto svanisce ma se si insinua in profondo resta più a lungo.

Tu l’ortica che infetta in profondo. Io il derma che non vuole guarire.


[Moon - Tu l'ortica. Io il derma]

lunedì 19 novembre 2012

CHE NE DITE DI AIUTARMI

Sto partecipando ad un concorso di fotografia su    http://i.focus.it/    e un aiutino da parte vostra sarebbe gradito


VOTATE LE MIE FOTOOOOO sono 5 intitolate

MCph.foto1
MCph.foto2
MCph.foto3
MCph.foto4
MCph.foto5



http://i.focus.it/Concorsi/Fotografi_per_Focus_2012_Le_mie_preferite/Elenco_media.aspx?c=2449614

giovedì 15 novembre 2012

E LALLERO!

Povera ragazzina illusa!

Il nervoso che ti mangia lo stomaco, più di una settimana per decidere cosa indossare e tante tante aspettative..

Ma basta solo un giorno o meglio bastano poche ore, per buttare nel cesso le farfalle nello stomaco di tre mesi di sguardi e ammiccamenti.

E quella mattina arriva. Ti alzi, fai colazione senza caffè perché sei già isterica di tuo, ti prepari metti gli stivali neri, quelli nuovi con il tacco, i leggings neri, il maglioncino largo color prugna, ti trucchi e sistemi i capelli nel migliore dei modi.

Esci da casa e tra le salite e i crateri delle strade di Roma ti penti, leggermente, di aver scelto di fare la figa indossando i tacchi invece delle all star gialle, decisamente più comode, ma ti ripeti che al rientro a casa ne sarà valsa la pena e quindi tieni duro.

Quindi prendi i mezzi pubblici necessari per arrivare a destinazione e fatichi tantissimo per tenerti in equilibrio su te stessa perché ovviamente di posti a sedere non se ne parla proprio.

Finalmente la tua fermata e nello scendere chi incontri??? L’amico suo che ti guarda perchè ti riconosce e perché obbiettivamente il tacco aiuta la figura femminile [(donne il tacco aiuta)]; e visto che non vogliamo farci mancare nulla dalla fermata dell’autobus all’entrata della società percorriamo un altro tratto di strada [più o meno 4/5 minuti di camminata veloce (con scarpa comoda adeguata) e 7/8 minuti (con passo da bradipo zoppo)] ovviamente tutto in salita e pieno di buche ma al concludersi di questa Odissea voi direte “basta” “sei arrivata” naturalmente NO! -.-’ [Ah, l’amico suo ovviamente è partito in quarta e l’ho perso di vista, ma annuncerà di certo l’ arrivo quindi è un punto a favore].

Arrivi davanti al cancello della società, dove ti blocchi perché ad un tratto ti é salita la paura, una fitta allo stomaco tremenda, ti tremano le gambe e non capisci se è la stanchezza che ti procurano i tacchi oppure no. Due o tre respiri profondi e si riparte con l’ultimo tratto di strada da percorrere e finalmente possiamo cantare vittoria (per ora).

Rifocillamento al bar con ex collega felicemente ritrova e sosta la bagno (di questo posto mi è sempre piaciuto il fatto che tutti i bagni sono muniti di specchi <3 non è il fatto di essere vanitosa ma, dai, lo specchio in bagno è necessario) e pronta!

Faccio il mio ingresso nell’edificio dove, come previsto, iniziano abbracci e sbaciucchiamenti di gente che ti dice “ma quanto stai bene” “ti vedo in forma” -.- e ai quali vorresti rispondere “non mi hanno rinnovato il contratto ma non sono mica andata in guerra” ma, presa coscienza che non li vedrai più, ti appiccichi il più bel sorriso che puoi in faccia e via.

Percorri il corridoio e senti il battito accelerare e finalmente eccolo apparire. Alto, bello e con la polo gialla. Aah, la polo gialla! È semplicemente la maglietta, di sua proprietà, di cui mi sono innamorata. Beh perchè il giallo risalta i suoi colori mediterranei e lo rendono ancora più bello.
Non chiedo di più, o forse si, per esempio un po’ di considerazione. Calcolando il fatto che non ha incrociato il mio sguardo di proposito (e so che l’ha fatto di proposito) ma quando credeva che non lo vedevo mi cercava. Come vogliamo chiamarla

Io non volevo che lui facesse niente, io volevo solo guardarlo sorridergli e fargli cenno di venire fuori un secondo il tempo che lui si fumasse una sigaretta e il tempo necessario per improvvisare un discorso che comprendesse un invito per un caffè sabato mattina.

Non doveva fare nulla lui, ma guardarmi, quello si!

Non volevo crederci. Continuavo a guardarlo in modo che lui si girasse, pensavo “vabbè magari non mi ha vista” invece no, mi aveva vista e non ha voluto incontrare il mio sguardo… Perché?

PERCHE’?

Come vogliamo chiamarla codardia, orgoglio, timidezza, paura??? O semplicemente perché non gli interessa un cavolo di me…. Semplicemente non gli piacevo abbastanza…..

E allora mi chiedo invece di perdere tempo con lui avrei potuto ricambiare in modo più intenso i sorrisi, sguardi e buongiorni vari di altri ragazzi che me ne chiedevano solo la possibilità.
C’era Lorenzo, Marco, l’alto con gli occhiali (carinissimo), Valerio. Invece no, NO, io stupidamente mi sono intestardita con lui, solo lui volevo, solo lui continuo a volere e mi ritrovo nuovamente a pensare che probabilmente io non sono fatta per amare qualcuno realmente, non sono fatta per un rapporto stabile con una persona in carne e ossa. Mi ritrovo a sentirmi inappropriata, ferita, destinata al niente, sola e sempre meno propensa a fidarmi delle persone…….



Non lo so, magari mi sbaglio su tutto e c’è una spiegazione al suo comportamento, ma è molto più semplice per me dare la colpa a lui e pensare che è lui il bastardo.. è molto meno doloroso che pensare di essere stata rifiutata, ancora............................……..



Coglione!  Stupida!  Fanculo!  Scusate!








Che stupidi che siamo, 
quanti inviti respinti, quanti...
quante frasi non dette, 
quanti sguardi non ricambiati... 
tante volte la vita ci passa accanto 
e noi non ce ne accorgiamo nemmeno. 


[Le fate ignoranti]

sabato 3 novembre 2012

624

Che probabilmente è vero, ho mandato tutto a puttane ed è inutile adesso piangerci sopra!
Ma è difficile non pensare a lui, a questi 3 mesi e a quello che mi provoca il solo suo pensiero; è difficile trattenere la lacrima che ogni volta si presenta e che cerco con tutta me stessa di far asciugare prima che esca dall’occhio e prima che qualcuno se ne accorga.

La verità è che quando mi salute balbetto, quando mi guarda faccio cadere qualcosa e quando mi sorride sento che il mio sorriso sia più simile ad un’espressione idiota che ad un sorriso.
Lo ammetto, il tipo mi ha completamente rintontito.. Il suo sorriso dolce, i suoi occhi profondi e la sua voce seducente…

Ma adesso che non c’è, adesso che non posso più intrecciare il suo sguardo al mio, che non posso più incontrarlo per caso alla macchinetta del caffè, adesso, sento la sua mancanza; infondo si dice che ti rendi conto di quanto tieni ad una persona fino al giorno in cui la perdi… Ed è vero, cazzo se è vero!

Mi resta un giorno. Il 12 novembre… Il giorno in cui farò il mio ultimo ingresso nell’edificio B5. L’ho rinominato “il giorno degli addii” e spero con tutto il cuore di non commuovermi, ma di risultare fresca e combattiva.
In quel giorno mi giochèrò il tutto per tutto, quel giorno farò ciò che devo. Saluterò tutto il B5, mi toccherà baciare e abbracciare tanta di quella gente (detesto) e poi, dopo aver preso l’ultima busta paga, alzerò una cornetta a caso comporrò il 624 e dirò “Ciao! Mi dedichi il tempo di un caffè?”

È una cosa che devo fare. È UN MIO DOVERE CONQUISTARE LA MIA FELICITA’… E ho già rimandato abbastanza!

È la mia ultima possibilità di mostrarmi per una persona matura e non per una ragazzina codarda e insicura. Lo farò per me. Lo farò per lui. Lo farò per avere un noi e un sorriso dovuto a qualcosa di concreto e non alla mia fantasia.